La storia della vite in Trentino affonda le sue radici in Val di Cembra. Una viticultura di Montagna, definita "eroica" per le difficoltà della coltivazion della vite, legata alla particolare morfologia del territorio e praticata su oltre 700 chilometri di muretti a secco che si spingono fino a 870 m sul livello del mare. Si tratta di un paesaggio unico per le caratteristiche pedoclimatiche (l'esposizione a sud-est, la forte escursione termina e il terroir porfirico) e per la ricchezza della biodiversità che garantiscono la produzione di vini eccellenti, dai bianchi minerali con cui si creano anche pregiati spumanti ai rossi fruttati.
Il Müller Thurgau è coltivato in vigneti posti attorno ai 600 metri s.l.m., che, sulla sponda destra della Valle di Cembra dove l’esposizione è più favorevole, riescono a spingersi fin oltre gli 800 metri di altitudine. Il microclima di queste quote e i forti sbalzi termici delle giornate che precedono la vendemmia riescono ad esaltare al massimo l’originale freschezza e il profumo floreale che lo contraddistinguono, conferendogli un sapore aromatico e particolarmente persistente.
Dalle uve di Chardonnay si producono sia eleganti vini tranquilli in purezza dal profumo di mela, che basi spumante per eccellenti Trento D.O.C. metodo classico, la seconda Denominazione di Origine Controllata riconosciuta al mondo, dopo lo Champagne.
La Schiava è il vitigno storico di base che ha caratterizzato a lungo la vitienologia della Valle di Cembra. I primi documenti che parlano di “schiave” in regione risalgono al XIII secolo. Il sistema di allevamento è quello tradizionale a “pergola trentina”.
La Valle di Cembra è considerata la culla della Grappa Trentina, un distillato esclusivamente italiano che nasce dalla distillazione della buccia degli acini d'uva. La distillazione della vinaccia in valle garantiva spesso l’unico ingresso di denaro e la sopravvivenza delle famiglie in un’economia contadina assai dura e povera, tanto che “lambicàr”, in dialetto trentino, significa sia distillare che condurre una vita difficile e faticosa. La grappa non veniva solo bevuta, ma usata anche come medicinale contro ogni sorta di dolori.
La distillazione avviene ancora oggi con il metodo artigianale discontinuo a bagnomaria, un metodo tutto trentino perfezionato negli anni ’50-’60 da Tullio Zadra. L’uso di vinacce freschissime e il loro riscaldamento lento e uniforme, grazie all’impiego del vapore, consente di ottenere un prodotto più morbido e fine e di conservare al meglio i profumi. L’alta qualità raggiunta dai “blend” o dalle grappe monovitigno, sia giovani che dalle riserve maturate nelle botti di legno, è ampiamente riconosciuta in Italia e all’estero.